ANSIA STRESS E PANICO

Molte delle persone che ricorrono all'aiuto dello psicoterapeuta lamentano problematiche legate alla ingestibilità dell'ansia che spesso sfocia in veri e propri attacchi di panico, situazioni che possono rendere la vita un tormento, limitando le possibilità di vivere serenamente sia situazioni specifiche ma arrivando anche inaspettatamente e senza possibilità di controllo.
I sintomi e ancor di più le cause di questi disturbi li ho affrontati spesso con i pazienti applicando diverse tecniche, dalla mindfulness all'ipnositerapia all'E.M.D.R., ottenendo eccellenti risultati.




PROVIAMO A DEFINIRE LO STRESS

Il termine stress è entrato da un po’ di anni nel linguaggio comune, proviamo a capire cosa si intende con questa parola:

Lo stress è una

sindrome di adattamento a degli stressor

(sollecitazioni). Può essere fisiologica, ma può avere anche dei risvolti patologici, anche cronici, che ricadono nel campo della psicosomatica.

Ogni stressor che perturba l'omeostasi dell'organismo richiama immediatamente delle reazioni regolative neuropsichiche, emotive, locomotorie, ormonali e immunologiche.

Anche eventi di vita quotidiana possono portare a mutazioni anche radicali dovute all'adattamento.

La capacità di indirizzare le azioni adattative implica sia la possibilità di azioni finalizzate a modificare l'ambiente in funzione delle necessità del soggetto, sia l'eventualità di intraprendere una modificazione di caratteristiche soggettive per ottenere un migliore adattamento all'ambiente circostante.

Ad esempio, per adattarsi a un clima rigido, si può decidere di accendere un fuoco, o di indossare abiti più pesanti: l'adattamento dipende dalle capacità di problem solving, ma anche dalla presenza di opportuni elementi ambientali, economici o relazionali.

La prevedibilità, la conoscenza e la gravità degli eventi giocano un ruolo fondamentale nella possibilità di instaurare delle strategie adattative atte a gestirli.

Il maggiore o minore successo dei processi adattativi è dato dal bilancio tra le caratteristiche qualitative e quantitative degli eventi che li suscitano e le risorse personali del soggetto coinvolto.

Si considerano:

Un soggetto può essere capace di affrontare determinati eventi, ma non essere in grado di fronteggiare e gestire in modo adattativo con gli stessi esiti eventi differenti.

La sindrome generale di adattamento di Selye

Hans Selye definì come "Sindrome Generale di Adattamento" quella risposta che l'organismo mette in atto quando è soggetto agli effetti prolungati di svariati tipi di stressor, quali stimoli fisici (ad es. fatica), mentali (ad es. impegno lavorativo), sociali o ambientali (ad es. obblighi o richieste dell'ambiente sociale).
L'evoluzione della sindrome avviene in tre fasi:

  • Allarme, l'organismo risponde agli stressor mettendo in atto meccanismi di fronteggiamento (coping) sia fisici che mentali. Esempi sono costituiti dall'aumento del battito cardiaco, pressione sanguigna, tono muscolare ed arousal (attivazione psicofisiologica).

  • Resistenza, il corpo tenta di combattere e contrastare gli effetti negativi dell'affaticamento prolungato, producendo risposte ormonali specifiche da varie ghiandole, ad es. le ghiandole surrenali.

  • Esaurimento, se gli stressor continuano ad agire, il soggetto può venire sopraffatto e possono prodursi effetti sfavorevoli permanenti a carico della struttura psichica e/o somatica


Una risposta maladattativa a un evento stressante può determinare l'insorgenza di un quadro patologico. In caso di disturbo psichico, il quadro clinico mimerà, dal punto di vista sintomatologico, l'espressione del disturbo maggiore.

La maladattatività può risultare di interesse clinico qualora consista in sintomi emotivi o comportamentali tali da causare sofferenza soggettiva e una significativa compromissione nel funzionamento sociale e lavorativo del soggetto. Le caratteristiche di fragilità o rigidità del soggetto giocano un ruolo importante nel momento in cui egli deve produrre strategie per rispondere in modo adeguato a una modificazione dell'ambiente.

Le caratteristiche della sindrome da stress sono

  • sintomatologia preceduta da evento stressante identificabile, sia esso positivo o negativo, verificatosi nei tre mesi precedenti allo sviluppo della sintomatologia.

  • questa deve essere più intensa rispetto alle corrispettive reazioni normali e avere tendenza alla risoluzione spontanea entro un periodo di tempo definito (6 mesi)

  • la sindrome non deve rappresentare l'esacerbazione dei sintomi di un disturbo mentale di base, legato o meno all'evento stressante.

La principale (se non altro perché più evidente e diffusa) affezione dovuta a questo meccanismo è la calvizie.

Lo stress nella sua forma più acuta può arrivare a provocare la morte per autocoagulazione del sangue ("morte da anatema").

La diagnosi del livello di stress cronico a cui è soggetto un individuo non è semplice, né univoca, data la genericità del fenomeno e la soggettività nel reagire ai diversi fattori di stress.

Quando il livello di stress è rilevante ma non provoca condizioni patologiche si definisce eustress o eucrasia, una situazione ai limiti superiori della norma, ma che viene rilevata dal soggetto come pura quotidianità. Per esempio secondo uno studio del 2005 tale condizione è stata rilevata in due popolazioni statistiche specifiche: marines americani e gli operatori di un team di Formula uno.



ANSIA E PANICO

Si potrebbe definire l'ansia come "una paura senza il suo oggetto". Si sentono paura e preoccupazione per qualcosa di grave che sta per succedere ma non si sta correndo nessun pericolo reale e imminente. Questa sensazione di allarme è una reazione di difesa dell’istinto di conservazione che genera una tensione emotiva cui spesso si accompagnano sintomi fisici come tremore, sudorazione, palpitazione e affanno.

A volte la preoccupazione si cela dietro al tremore, la sensazione di debolezza alle gambe, un'abbondante sudorazione o un respiro affannoso. L'ansia si presenta come preoccupazione continua per il futuro, timore di non riuscire a risolvere i problemi e tendenza a ''torturarsi'' con i propri pensieri. Questi sono soltanto due volti, quello fisico e quello psichico, con cui si manifestano le nostre ansie.

La normale ansia è un'emozione che tutti provano a volte. Molte persone si sentono ansiose, o nervose, quando affrontano un problema al lavoro, fanno un esame o prendono una decisione importante. Quest'ansia è lieve e dura poco, fino a quando non abbiamo portato a termine il compito al quale ci siamo applicati. L’ansia fisiologica è un’emozione che anticipa il pericolo e si accompagna ad un aumento della vigilanza ed all’instaurarsi di un complesso meccanismo di allarme.

Un po’ d'ansia serve a farci funzionare meglio, a farci stare più all'erta e più concentrati su ciò che stiamo svolgendo, aumenta la creatività. Quando siamo troppo rilassati, infatti, rischiamo di diventare pigri: allora le nostre capacità sono come addormentate. Succede, per esempio, quando ritorniamo al lavoro dopo le ferie: siamo così tranquilli che il ritmo consueto ci appare già troppo veloce. Il leggero stato di agitazione che ci prende quando siamo indaffarati è, dunque, quella che viene chiamata l'ansia normale: lieve e dura poco, magari giusto fino a quando non abbiamo portato a termine il compito al quale ci siamo applicati. L'ansia fisiologica è proporzionata alla difficoltà che abbiamo di fronte in quel momento: non diventa un ostacolo alle nostre capacità di funzionamento, ma ci rende addirittura più efficienti. Se è vero che esiste un'ansia fisiologica, in altre parole una risposta naturale dell'organismo a situazioni di stress o pericolo, è altrettanto vero che quando questa risposta è eccessiva, può diventare a un problema.

I disturbi d'ansia possono causare una tale angoscia da interferire con la vita quotidiana, per diagnosticarli deve presentarsi da almeno sei mesi uno dei seguenti sintomi per ogni categoria:

  • Sintomi fisici: tremori, contrazioni, dolori muscolari, irrequietezza, facile affaticamento;

  • Sintomi neurovegetativi: senso di soffocamento, “fiato corto”, palpitazioni, battito cardiaco accelerato, sudorazione, mani fredde o umide, bocca asciutta, vertigini, senso di sbandamento, nausea o diarrea, vampate di calore o brividi, bisogno di urinare spesso, “nodo alla gola”.

  • Sintomi psichici: sentirsi sul “filo del rasoio”, scattare al minimo stimolo, difficoltà di concentrazione, sensazione di “testa vuota”, difficoltà ad addormentarsi, facile affaticamento.

Combattere quotidianamente questi disturbi genera stress, demoralizzazione ed eventualmente alla depressione.

 L’ansia patologica si caratterizza invece come una risposta inappropriata a preoccupazioni esistenziali o relative all’ambiente e determina un’alterazione delle normali capacità individuali. A volte ci comportiamo in modo tale che le altre persone si accorgano del nostro stato d'ansia prima di noi stessi; per esempio muovendoci in fretta, o fumando più del solito, rosicchiandoci le unghie o mangiando nervosamente e in maniera esagerata. E' sinonimo di ansia anche il fatto di ritenere insormontabili le situazioni che si devono affrontare nella vita di tutti i giorni, in ufficio o in famiglia. L'ansia è dunque una situazione sgradevole di apprensione e di tensione, a cui si associano un senso di minaccia e di scarso controllo di quello che sta per succedere

Non si può negare che l'ansia sia un grosso problema per chi si sente costantemente in tensione ma per gli psicologi l'ansia non è il problema: ma un sintomo. La forte ansia, indica che la persona non è in armonia con se stessa, con i suoi bisogni o desideri. Molti ansiosi cronici soffrono per il divario fra quello che sono e quello che vorrebbero essere.

Le persone che vivono con ansia cronica combattono una guerra contro se stesse e i propri sentimenti per provare ad adeguarsi ad uno standard perfezionistico autoimposto: le emozioni, i pensieri, gli atteggiamenti che non sono compatibili con tale modello, vengono considerati inaccettabili e relegati nell'inconscio.
Molti ansiosi sono caratterizzati dalla ricerca della perfezione, inconsciamente nutrono la convinzione di poter essere accettati dagli altri solo se brillanti, vincenti, sempre all'altezza della situazione. Dal momento, che nutrono delle aspettative irrealistiche e troppo elevate nei confronti di se stessi, si sentono costantemente inadeguati o non all'altezza.

Chiedere aiuto sin dall’inizio ad uno specialista non è segno di debolezza, ma è importante perché un trattamento adeguato è spesso risolutivo. Ci sono dei momenti nella vita in cui serve aiuto; questo non vuol dire essere fragili o che dobbiamo sentirci in colpa. Una crisi, ansia particolarmente intensa, può anche essere l’occasione per riscoprire se stessi, riorganizzare la propria vita per iniziare a vivere un po’ meglio.

L’ansia ha sintomi riconducibili a tre grandi categorie.

1) sintomi fisici

  • dispnea e sensazione di soffocamento

  • palpitazioni

  • sudorazione o mani fredde e bagnate

  • bocca asciutta

  • vertigini o sensazione di sbandamento

  • nausea, diarrea o altri disturbi addominali

  • vampate di calore, o brividi

  • pollachiuria (emissione con elevata frequenza di piccole quantità di urina)

  • tachicardia

  • ipertensione

  • mal di stomaco

  • irrequietezza

  • facile affaticabilità

  • tensioni o dolenzia muscolare

  • tremori

  • contrazioni muscolari

2) sintomi  cognitivi

  • sentirsi nervoso o sul filo del rasoio

  • risposte esagerate di allarme

  • difficoltà di concentrazione

  • sensazione di testa vuota

  • incapacità a rilassarsi

  • difficoltà di addormentamento

  • irritabilità (aggressività nei bambini)

  • atteggiamento apprensivo

  • paura di morire

  • paura di perdere il controllo

  • paura di non riuscire ad affrontare le situazioni

Le risposte cognitive all’ ansia sono pensieri negativi, per lo più irrealistici o esagerati nei confronti di particolari situazioni temute. Sono percezioni distorte della realtà, pensieri che anticipano una catastrofe a bassa probabilità (es. l’aereo su cui viaggerò potrebbe cadere). Questo genere di sintomi d'ansia può interferire negativamente con le abilità di pensiero comportando difficoltà nel ragionamento astratto, nella capacità di risoluzione dei problemi, nella capacità di pianificazione.

3) sintomi comportamentali

  • fuga (tendenza ad allontanarsi dallo stimolo ansiogeno)

  • evitamento (messa in atto di comportamenti atti ad evitare uno stimolo ansiogeno

Facendo riferimento al DSM-IV, uno stato ansioso per il quale sia necessaria una terapia si riconosce per la presenza concomitante dei seguenti sintomi:

  • Ansia e preoccupazioni eccessive (ansia anticipatoria) che si manifestano per la maggior parte dei giorni da almeno sei mesi per prestazioni lavorative o scolastiche;

  • Difficoltà nel controllare la preoccupazione;

  • Ansia e sintomi fisici causano uno stato di disagio significativo e generano problemi al funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree relazionali importanti;

  • I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per esempio un abuso di droga, un farmaco) o di una condizione medica generale (per esempio ipertiroidismo);

  • L'ansia e la preoccupazione sono associate con irrequietezza, sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità tensione muscolare, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno o sonno inquieto.


Ansia: nemico da combattere o segnale da ascoltare?

L'agitazione e la preoccupazione che tutti provano in situazioni di stress come l'affrontare un problema, sostenere un esame o prendere una decisione importante è quella che si definisce ansia normale. Si parla invece di disturbi d'ansia quando i sintomi provocano una tale angoscia da interferire con la vita quotidiana.

In alcuni periodi di vita e situazioni può capitare di sentire un “qualcosa nella

pancia” che ci blocca ma al tempo stesso ci mette in movimento frenetico ed inarrestabile: l'ansia. Nelle sue varie espressioni, dal batticuore, all'angoscia profonda all'attacco di panico, l'ansietà non è altro che un segnale una spia che segnala che qualcosa non va. In altre parole questa inquietudine ci avverte che qualcosa dentro di noi ha bisogno di essere ascoltato e di venire espresso.
Il malessere si attiva nelle situazioni, spesso sociali, in cui questo conflitto viene sollecitato. Di questo disagio interiore, però, spesso non percepiamo l’esistenza e l’unica cosa che proviamo è un'ansia forte ed apparentemente immotivata. In questi momenti si cerca di trovare una risposta negli ansiolitici, in comportamenti frenetici o in un “ritiro” protettivo dal mondo. Sebbene tali risposte possano in qualche modo alleviare la tensione esse tuttavia falliscono nel rimuoverne la causa con il risultato che torneremo ad avere a che fare con questo assillo molto spesso. Occorre quindi andare a cercare il motivo da cui l'ansia si origina, per capire quali sono i bisogni inespressi e quali sono 
le parti di noi non ascoltate che premono per essere espresse e capite e che danno origine al turbamento.
Capire le cause e conoscere alcune parti di noi di cui non siamo ancora consapevoli, non solo ci permette di alleviare la paura associata all'ansia o al panico, visti come una “sensazione sgradevole senza motivo che ci fa stare male e che ci coglie all'improvviso”, ma è anche l'obiettivo del lavoro che questa emozione stessa ci sta suggerendo di fare.
 

L'ansia paradossalmente non è un nemico da combattere ma un segnale da ascoltare.



Attacchi di panico

Gli attacchi di panico sono episodi di improvvisa ed intensa paura o di una rapida escalation dell’ansia normalmente presente. Sono accompagnati da sintomi somatici e cognitivi, quali palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore.
Chi ha provato gli
attacchi di panico li descrive come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta. E’ ovvio che la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante.
Il singolo episodio, quindi, sfocia facilmente in un vero e proprio
disturbo di panico, più per "paura della paura" che altro. La persona si trova rapidamente invischiata in un tremendo circolo vizioso che spesso si porta dietro la cosiddetta "agorafobia", ovvero l’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico inaspettato.
Diventa così pressoché impossibile uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, e cosi via.
L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo dei suoi
attacchi di panico, costringendo spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque, con l’inevitabile senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere "grande e grosso" ma dipendente dagli altri, che può condurre ad una depressione secondaria. 
La caratteristica essenziale del
Disturbo di Panico è la presenza di attacchi di panico ricorrenti, inaspettati, seguiti da almeno 1 mese di preoccupazione persistente di avere un altro attacco di panico.
La persona si preoccupa delle possibili implicazioni o conseguenze degli
attacchi di panico e cambia il proprio comportamento in conseguenza degli attacchi, principalmente evitando le situazioni in cui teme che essi possano verificarsi.
Il primo
attacco di panico è generalmente inaspettato, cioè si manifesta "a ciel sereno", per cui il soggetto si spaventa enormemente e, spesso, ricorre al pronto soccorso; poi possono diventare più prevedibili.
Per la diagnosi sono richiesti almeno due
attacchi di panico inaspettati, ma la maggior parte degli individui ne hanno molti di più.
Gli individui con
Disturbo di Panico mostrano caratteristiche preoccupazioni o interpretazioni sulle implicazioni o le conseguenze degli attacchi di panico. La preoccupazione per il prossimo attacco o per le sue implicazioni sono spesso associate con lo sviluppo di condotte di evitamento che possono determinare una vera e propria Agorafobia, nel qual caso viene diagnosticato il Disturbo di Panico con Agorafobia
Di solito gli
attacchi di panico sono più frequenti in periodi stressanti. Alcuni eventi di vita possono infatti fungere da fattori precipitanti, anche se non indicono necessariamente un attacco di panico. Tra gli eventi di vita precipitanti riferiti più comunemente troviamo la separazione, la perdita o la malattia di una persona significativa, l’essere vittima di una qualche forma di violenza, problemi finanziari e lavorativi.
I primi attacchi si verificano di solito in situazioni agorafobiche (come guidare da soli o viaggiare su un autobus in città) e comunque spesso in qualche contesto stressante.
Gli eventi stressanti, le situazioni agorafobiche, il caldo e le condizioni climatiche umide, le droghe psicoattive possono infatti far insorgere sensazioni corporee che possono essere interpretate in maniera catastrofica, aumentando il rischio di sviluppare
attacchi di panico e disturbi di panico.

Come riconoscere gli attacchi di panico

Gli attacchi di panico sono uno dei disturbi d'ansia che implica un periodo di improvvisi ed intensi disagi e paure. Gli attacchi di panico colpiscono milioni di uomini e donne di tutte le età e possono essere scatenati da diverse situazioni o circostanze, reali o immaginarie.

 

Un attacco di panico si riconosce in pochi passaggi:

 

  1. Uno o più attacchi devono essersi verificati in una situazione che non è normalmente considerata ansiogena. Ciò comporta, ma non si limita, a situazioni rilassanti in casa, una cena o il pulire una stanza. Inoltre la persona non doveva essere al centro dell'attenzione quando si è manifestato l'attacco.

  2. Quattro attacchi di panico si devono essere verificati nell'arco di quattro settimane, oppure chi ne è stato vittima deve aver provato paura persistente dopo aver avuto un attacco. I sintomi della tipica paura dopo un attacco di panico possono includere disturbi del sonno, paranoia e irrequietezza.

  3. Devono essere presenti questi sintomi durante un attacco di panico: dispnea o fiato corto, forte sudorazione, vertigini, depersonalizzazione, sensazione di formicolio, paura di morire, dolori al petto, nausea o vomito, sensazione di soffocamento e aumento della pressione arteriosa o della frequenza cardiaca. La persona deve aver provato quattro dei sintomi di cui sopra in intensità crescente entro 10 minuti dopo che si è manifestato il primo sintomo e questo contribuisce a far sentire confusi e con un senso di stordimento.

  4. L'ultimo criterio mira a chiarire la causa degli attacchi di panico. Se l'attacco è stato attivato dalla caffeina, anfetamine o iper-tiroidismo, l'attacco non può essere classificato come effetto di un disturbo d'ansia. Gli attacchi di panico possono essere causati anche da farmaci stimolanti o altre condizioni mediche e non necessariamente dal disturbo di panico.

Gli attacchi di panico spesso interferiscono con il funzionamento normale di una persona in quanto possono danneggiare gravemente i rapporti sociali e le attività di chi ne soffre. La buona notizia è che gli attacchi di panico possono essere curati efficacemente.



Attacchi di panico : sintomi

L’attacco di panico ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente l’apice (di solito entro 10 minuti o meno) e dura circa 20 minuti (ma a volte molto meno o di più). 
I sintomi che possono caratterizzare l’attacco di panico
sono:
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Palpitazioni/tachicardia (battiti irregolari, pesanti, agitazione nel petto, sentirsi il battito in gola)
-
Paura di perdere il controllo o di impazzire (ad esempio, la paura di fare qualcosa di imbarazzante in pubblico o la paura di scappare quando colpisce il panico o di perdere la calma)
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Sensazioni di sbandamento, instabilità (capogiri e vertigini)
- Tremori fini o a grandi scosse
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Sudorazione
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Sensazione di soffocamento
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Dolore o fastidio al petto
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Sensazioni di derealizzazione (percezione del mondo esterno come strano e irreale, sensazioni di stordimento e distacco) e depersonalizzazione (alterata percezione di sé caratterizzata da sensazione di distacco o estraneità dai propri processi di pensiero o dal corpo)
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Brividi
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Vampate di calore
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Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio)
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Nausea o disturbi addominali
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Sensazione di soffocamento
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Sensazione di asfissia (stretta o nodo alla gola)

La frequenza e la gravità degli attacchi di panico varia ampiamente nel corso del tempo e delle circostanze. Ad esempio, alcuni individui presentano attacchi moderatamente frequenti (per es., una volta a settimana), che si manifestano regolarmente per mesi. Altri riferiscono brevi serie di attacchi più frequenti (per es., quotidianamente per una settimana), intervallate da settimane o mesi senza attacchi o con attacchi meno frequenti (per es., due ogni mese) per molti anni. 
Vi sono anche i cosiddetti attacchi paucisintomatici, molto comuni negli individui con Disturbo di Panico, che sono degli attacchi in cui si manifestano soltanto una parte dei sintomi del panico, senza esplodere in un vero attacco. La maggior parte degli individui con attacchi paucisintomatici, tuttavia, hanno avuto attacchi di panico completi in qualche momento nel corso del disturbo.
Durante un attacco di panico, pensieri catastrofici automatici e incontrollati riempiono la mente della persona, che ha quindi difficoltà a pensare chiaramente e teme che tali sintomi siano veramente pericolosi. Alcuni temono che gli attacchi indichino la presenza di una malattia
non diagnosticata, pericolosa per la vita (per es., cardiopatia, epilessia). Nonostante i ripetuti esami medici e la rassicurazione, possono rimanere impauriti e convinti di essere fisicamente vulnerabili. Altri temono che gli attacchi di panico indichino che stanno "impazzendo" o perdendo il controllo, o che sono emotivamente deboli e instabili.

La caratteristica essenziale degli attacchi di panico è un periodo preciso di paura o disagio molto intensi accompagnati da almeno 4 dei sintomi somatici o cognitivi sui 13 sintomi riportati di seguito. L'attacco ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente l'apice (di solito in 10 minuti o meno), ed è spesso accompagnato da un senso di grande paura e dalla necessità di allontanarsi urgentemente.












 
 
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